
Dopo lo stop forzato alle manifestazioni e agli assembramenti in genere, è arrivato il momento di tornare a scioperare per il clima e il futuro.
Per questo abbiamo in programma due appuntamenti per riportare l’attenzione sulla crisi climatica, che ricordiamo essere la causa della diffusione di virus come il Covid.
Il 25 settembre sarà la giornata internazionale di mobilitazioni per il clima che vedrà azioni e manifestazioni in tutto il mondo, mentre per il 9 ottobre è previsto lo sciopero nazionale italiano per il clima.
ATTO I – Priorità alla scuola
La scuola è stata profondamente cambiata dal Covid: didattica a distanza, diminuzione delle relazioni sociali nelle classi e taglio drastico delle cattedre. Come ormai da più di 30 anni a questa parte le risorse destinate all’Istruzione vengono costantemente ridotte, con la conseguenza che si riduce il livello dell’istruzione del paese intero.
La crisi della scuola è il sintomo di una società che non investe sui propri e proprie giovani permettendo loro un percorso di istruzione adeguata.
Dopo il lockdown causato dalla pandemia si è cercato di far ripartire l’economia il prima possibile, ma per farlo sono stati fatti dei tagli ai settori considerati non prioritari come la Scuola e la Sanità, preferendo continuare ad investire nella produzione di armi, nelle grandi industrie e nelle grandi opere.
Si è ripresa, nella pratica, quella normalità che ci ha portato alla diffusione della pandemia stessa e causa le devastazioni ambientali che ogni giorno vediamo.
Il ruolo dell’istruzione nel formare menti critiche e pensanti è fondamentale, soprattutto quando l’umanità intera ha davanti a se la minaccia più grande che abbia mai visto e che ancora oggi viene difficilmente compresa.
La questione si aggrava ulteriormente quando l’insegnamento dell’educazione ambientale viene affidata a multinazionali costantemente sotto processo per devastazioni ambientali come Eni.
Per questo pensiamo che la scuola debba essere reinventata sulle basi dei temi del femminismo, della parità di generi e etnie e dell’ecologia e che venga finanziata con la giustizia climatica, tagliando i fondi alle imprese che sono più responsabili di questa crisi climatica.
Porteremo quindi i nostri temi e le nostre istanze in piazza il 25 settembre allo Scioperi per il futuro: Atto I – Priorità alla Scuola.
ATTO II – Strike for climate
Il 9 Ottobre si svolgerà lo sciopero nazionale per il clima per chiedere al nostro Governo e all’Unione Europea di destinare le risorse previste dal Recovery Fund ad una transizione energetica il più possibile ecologica.
L’attuale piano prevede che gran parte dei fondi siano destinati a sviluppare progetti incompatibili con la crisi climatica, come metanodotti, impianti di biomassa e opere di urbanizzazione intensiva, che andranno ad aggravare ulteriormente la situazione.
La crisi climatica e ambientale sta peggiorando giorno dopo giorno, incendio dopo incendio, tonnellate di CO2 emesse dopo tonnellate di CO2 emesse e le azioni proposte dai leader non sono minimamente commisurate alla drasticità e alla portata degli eventi estremi che gia stiamo vivendo oggi.
Il blocco improvviso che il mondo intero ha sperimentato per il Covid sarebbe dovuto servire per comprendere quanto il nostro rapporto con la natura sia più concreto e diretto di quello che normalmente siamo portati a pensare, di come l’impatto delle nostre vite stravolge interi ecosistemi necessari alla nostra stessa sopravvivenza e di come la crisi climatica e ambientale si possa manifestare in forme che non siamo in grado di controllare.
Mesi che hanno portato ad una riflessione su come il nostro modello di “sviluppo” non sia compatibile con il funzionamento della Terra, ma che anzi ne continua ad aggravare lo stato.
Abbiamo visto l’economia del petrolio crollare quando le petroliere erano costrette a girare al largo senza una meta perché non era rimasto spazio negli stoccaggi sulla terra ferma.
Abbiamo visto come il divario sociale si sia ampliato quando alle grandi imprese venivano dati sussidi mentre i lavoratori venivano sfruttati o licenziati, quando la ricchezza si è concentrata ancora di più nelle mani di pochi miliardari e il numero di poveri è aumentato vertiginosamente.
Abbiamo visto come da parte dei media non venga data copertura adeguata alla crisi climatica; al contrario di come è stato fatto per la pandemia.
Abbiamo visto le nostre istanze per la ripartenza ignorate a favore invece di un ritorno alla normalità, quella tossica normalità che ci sta portando ad un aumento di +4ºC entro fine secolo: un’inesorabile e sofferente estinzione.
Abbiamo manifestato in tutto il mondo e più volte per far sentire la nostra voce che chiede che venga garantito un futuro a chi viene dopo di noi, che le fonti fossili vengano abbandonate il prima possibile, che si smetta di sfruttare il suolo per allevamenti e urbanizzazioni intensive.
Non ci hanno ascoltati.
Il 9 Ottobre scendiamo in piazza ancora una volta per ribadire che non staremo immobili a guardare mentre vengono distrutte le nostre speranze di un futuro senza estati di fuoco e fiamme, senza dover scappare dalle nostre abitazioni ormai sommerse dall’innalzamento dei mari, senza dover morire di tumore per il troppo inquinamento, senza dover migrare per l’avanzamento della desertificazione.
La nostra campagna di ritornoalfuturo.org è lo sforzo di scienziati, esperti e attivisti che insieme hanno lavorato ad un piano possibile di transizione ecologica.
Chiediamo ancora una volta di essere ascoltati.
Ci vediamo il 9 Ottobre in Largo Cairoli.